Salam ëd la douja (salami sotto grasso) di Novara
In passato l'animale da carne dei contadini novaresi era soprattutto il maiale, trasformato nei salamìn d'la duja e nelle fideghine.
"Salume" nel Basso Novarese è quasi sinonimo di salamìn d'la duja, una piccola salsiccia conservata cruda sotto strutto in orci di terracotta (chiamati appunto "duje"): al naturale, morbido e pastoso grazie al grasso in cui è rimasto avvolto, è consumato come antipasto, cotto
entra in diverse ricette tradizionali, prima di tutte la paniscia. Quello sotto grasso è uno dei sistemi di conservazione più antichi e più diffusi prima dell'introduzione della refrigerazione artificiale.
Il salam d'la duja si ottiene con un trito misto di carni scelte e magre (spalla, coppa e ritagli di coscia) e di grasso di lardo o di pancetta.
La concia è costituita da sale, pepe, spezie e aglio schiacciato nel mortaio e bagnato nel vino, si insacca e si pone ad asciugare per alcuni giorni (anche due settimane) in luoghi freschi e ventilati, a questo punto i salumi sono introdotti nella douja.
Lo strutto fuso che li ricopre, raffreddando, si solidifica proteggendoli dall'ossidazione. Di solito la stagionatura varia dai tre mesi a un anno: sotto grasso, il salame acquista un gusto piccantino e rimane morbido.
Sorella del salamìn d'la duja è la fideghina, piccola mortadella di fegato che costituiva la merenda o il pranzo dei lavoratori durante le vendemmie nella zona collinare, di questa ne parleremo in un post dedicato.