La Guida delle Piole di Torino è un libro che consiglio a tutti, a tutti quelli che come me le hanno vissute, anche se in parte, e a quelli, i più giovani, che ne hanno solo sentito parlare e non sanno cosa si sono persi.

Non solo Piole ma anche le bocciofile e le mescite di vino, tutti locali che hanno fatto la loro parte nella storia di Torino, una storia che si sta perdendo e con lei si perdono i tratti caratteristici e veri di una città che viveva e godeva di cose povere ma schiette di personaggi che se non li hai visti con i tuoi occhi non crederai mai che siano esistiti…ora invece ci sono i locali di kebab, che tristezza.
Chi è stato giovane negli anni ’70 ricorda un felice peregrinare di piola in piola anche in ore non esattamente dedicate al vino e al cibo.
Si tagliava da scuola e c’era chi cominciava a trincare qualche vinaccio anche prima di mezzogiorno.
Erano locali fumosi dove, come davanti alle fabbriche, si sperimentava un’inedita e poi scomparsa simbiosi fra studenti borghesi e proletariato, fatta di anziani seduti davanti al quartino e al mazzo di carte e di giovani a strologare di politica e signorine.
E si gustavano le cose vere della cucina povera piemontese servite su tovaglie a scacchi, dal salame agli ovetti, alle immancabili acciughe al verde e, ça va sans dire, i tomin eletric.
Prefazione di Bruno Gambarotta
Da dove iniziare un discorso sulle piole? Si potrebbe intanto cercare di definire un modello ideale di piola, elencandone i tratti caratteristici in modo che il lettore possa verificare sul terreno, nell’uso pratico della guida, quanto quelle esistenti differiscano dal modello, senza che questo diventi un canone rigido di esclusione o di inclusione ma rimanga un gioco.